NON SEMPRE AI CONCILII CI SI CONCILIAVA
A Efeso dovette intervenire la polizia imperiale con metodi così ruvidi che un santo patriarca ne morì. A Lione apparve tra gli invitati anche il Gran Kan della Mongolia. A Basilea venne eletto Papa il Duca Amedeo VIII di Savoia un laico padre di numerosa famiglia.
A Trento un vescovo napoletano, nel calore del contrasto strappò la barba a un prelato orientale.
E
LA CHIESA RIFLETTEVA LE PASSIONI DEL SECOLO
( PRIMA PARTE )
CHI VOGLIA misurare l'importanza storica delle assemblee della Chiesa, deve risalire alle origini stesse del cristianesimo. Nell'anno 49, a Gerusalemme.
Gli Apostoli e i loro collaboratori immediati si trovarono riuniti. Per la giovane Chiesa, si poneva una questione molto grave: tutti gli Apostoli erano Ebrei ed agli Ebrei loro connazionali essi avevano insegnato la "Buona Novella". Ma un apostolo nuovo venuto, Paolo, aveva ritenuto dell'insegnamento del Maestro la parte che ordinava di portare il Vangelo a tutta la terra; ciò che voleva dire ammettere nella Chiesa di Cristo tutti i pagani che lo desideravano. Era giusto agire così?
Oppure bisognava imporre a tutti coloro che volevano diventare cristiani di sottomettersi prima alle legge ebraica e alle sue prescrizioni disciplinari? Grave domanda. Gli Apostoli non ci vedevano molto chiaro, e per tanto decisero di convocare Paolo ad un'assemblea dei capi della Chiesa perchè prendessero una decisione in comune.
Così ebbero inizio le prime assisi plenarie della cristianità, riportate dagli atti degli Apostoli, Paolo e il suo amico Barnaba vennero a conferire con i capi del giovane movimento e dimostrarono che se si fosse preteso di imporre ai pagani le usanze ebraiche- fra le altre la poco gradita circoncisione- le conversioni sarebbero state rare; e Gesù non aveva mai ordinato simili pratiche. La tesi di Paolo e di Barnaba ebbe il sopravvento. Benchè non si sia mai fatto figurare quest'assemblea di Gerusalemme nella lista dei Concili, non fu quello il primo Concilio di una lunga serie?
(Il brigantaggio di Efeso)
In misura del suo sviluppo, il Cristianesimo tese a ricalcare le sue istituzioni amministrative su quelle dell'Impero Romano; si tennero dei "concili provinciali " o " Sidoni provinciali", fin dagli inizi del terzo secolo, indubbiamente analoghi alle assemblee provinciali di Roma. L'allargamento secondo le dimensioni del mondo fu opera dell'Imperatore Costantino. Quando quell'Imperatore stabilì il suo dominio su tutto l'Impero, si credette in dovere di allontanare dal Cristianesimo la grave minaccia che pesava su di esso: quella dell'eresia ariana. Ario era molto influente; i suoi seguaci, che come lui rifiutavano di credere alla divinità di Gesù vedendo in lui soltanto un uomo esemplare, cresceva di anno in anno. Per venirne a capo , Costantino convocò nel trecentoventicinque a Nicea, una riunione di tutti i Vescovi della Chiesa universale. Dal greco " ecumenico" quello fu il primo " concilio ecumenico" dal quale uscì il testo che doveva essere la regola di fede dei Cristiani fino hai giorni di oggi: il Simbolo di Nicea. Così si seguì la regola di tenere "Concili ecumenici" quando si trovava di regolare una grave questione dogmatica. Per esempio, quando bisognò decidere se la Santa Vergine Maria avesse il diritto al titolo di " Madre di Dio ", e non era pura e semplice idolatria. Da quello di Nicea nel trecentoventicinque a quello di Costantinopoli nell'ottocentosessantanove, vennero tenuti otto concili ecumenici che, bisogna dirlo, furono sempre molto agitati; si batteva su di una frase, una parola, perfino su di una lettera. Questi concili ecumenici d'Oriente, non uguagliarono in vivacità i concili provinciali che continuarono ad essere tenuti, e alcuni dei quali dovevano restare celebri per lo spirito battagliero dimostratovi dai teologi. Come quello del quattrocentotrentuno, riunito ad Efeso, si discusse se in Gesù Cristo fossero una o due nature. I prelati parlarono fino all'estremo, si destituirono scambievolmente, poi vennero alle mani, chiamarono la polizia imperiale che intervenne con una tale delicatezza che il santo patriarca Flaviano di Costantinopoli, morì per le percosse ricevute. Questo fece scandalo e l'episodio rimase celebre sotto il nome di "brigantaggio di Efeso ". Quando, dopo il millecinquantasei, la chiesa greca si separò da Roma, l'usanza di tenere i concili ecumenici, fu ripresa dall'occidente, ogni volta che si trovava di uscire da una grave crisi, di suggellare l'unione della cristianità, di una decisione che impegnava l'avvenire. I sette concili ecumenici che ebbero luogo dal millecentoventitrè al milletrecentododici furono: quattro tenuti a Roma, nel Laterano, che allora era la residenza dei Papi; tre in Francia, due a Lione e uno a Vienna, nel Delfinato. Il più strano di questi sette concili della cristianità fu quello di Lione nel milleduecentosettantaquattro. Per la prima volta, dallo scisma del millecinquantasei che aveva spezzato in due la Chiesa, si parlò sinceramente del ritorno dell'unità. Vi presero parte cinquecento padri, con un Re - quello di Aragona - e i rappresentanti di tutti gli Stati che allora contavano qualcosa. L'Imperatore di Costantinopoli Michele Paleologo, il cattolico di Armenia e anche il Gran Can dei Mongoli, vi furono invitati. Antenato del nostro futuro concilio, quel concilio di Lione poco mancò che divenisse il concilio dell'unità se l'episcopato greco non si fosse messo risolutamente contro le buone intenzioni dei padri.
Fine prima parte....
SI PARLERA' DEL RITORNO ALL'UNITA' DELLA CHIESA