sabato 6 febbraio 2016

DRAMMI E PARADOSSI DELLA CHIESA DI ROMA

Una veduta di piazza San Pietro il giorno dell'apertura del Concilio ecumenico indetto da Pio IX  l'8 dicembre 1869. Popolo e truppe pontificie si addensano sotto la basilica mentre, in secondo piano, sostano le carrozze gentilizie. Il Concilio Vaticano fu sospeso il 20 ottobre 1870, esattamente un mese dopo  l'ingresso in Roma delle truppe Italiane.

 IL Ritorno all'unità
La fine del XIV secolo modificò molte cose in Occidente
 (SECONDA PARTE ) 



Papa Roncalli entra nella basilica di San Pietro per inaugurare il Concilio. Il male inesorabile che già lo minava non gli permette  di portare a termine quella importante assise della Chiesa
Il secondo Concilio  di Costantinopoli
 Il papato era stato indebolito; il pontefice aveva dovuto fuggire da Roma in preda all'anarchia e rifugiarsi ad Avignone e, per quanto fossero notevoli questi "papi di Avignone," la loro autorità era stata spesso discussa. Circa trentanove anni durò la rottura che mise cattolici contro cattolici, vescovi contro vescovi, persino santi contro santi! Allora, in alcuni centri d'intelletuali, di teologia progrediti, si fece strada l'dea che "l'autorità della Chiesa non poteva risiedere sulle debolezze di Pietro" e che soltanto il Concilio ecumenico rappresentava con autenticità il potere supremo. Tale corrente  prese talmenta forza nella Chiesa, che sembrò impossibile ignorare. Così uno dei tre papi che allora erano stati eletti si decise, nel 1414, a convocare un Concilio che avrebbe stabilito se fosse stato il papa o il Concilio a godere dell'autorità nella Chiesa. Bisogna riconoscere che fu uno strano Concilio ecumenico quello tenuto a Costanza: i vescovi presenti furono pochissimi, ma, in cambio, vi fu folla di monaci, canonici, professori e delegati delle potenze laiche. Poco accordo fra loro salvò salvo su di un punto: che il Concilio doveva essere un'istituzione permanente della chiesa, una specie di consiglio di sorveglianza del Papa. Naturalmente, appena lo poterono, i papi fecero di tutto perchè la decisione del Concilio di Costanza, non dividesse "legge nella Chiesa". Non vi riuscirono subito. Scoppiò una seconda crisi, meno di vent'anni dopo, e un nuovo Concilio si riunì a Basilea, per proclamare nuovamente che il Concilio aveva più autorità del Papa. Si andò molto più lontano, poichè si depose Eugenio IV per eleggere al suo posto un personaggio inatteso, il duca Amedeo VIII di Savoia padre di famiglia numerosa, diventato vedovo, ma che non era prete, il quale accettò la tiara col nome di Felice V. La chiesa si sarebbe spaccata nuovamente in due? Il campo ostile ai Savoia si diffuse in sarcasmi sul suo conto: si raccontò "ed era pura calunnia" che nel suo castello di Rapaillè, sul bordo del lago Lemano, si dedicava a baldorie di ogni genere. Fortunatamente quell'anti-papa casuale era un uomo eccellente e un buon cristiano: si sottomise rapidamente ad Eugenio IV che, magnanimo, gli conferì la porpora cardinalizia. Ma tutte queste dispute avevano contribuito non poco a indebolire nella chiesa il rispetto verso l'autorità. Lo stesso anno il 1517 nel quale il quinto Concilio Lateranense chiudeva le porte, un monaco tedesco affiggeva sulle porte della chiesa di Winttenberg un manifesto audace che reclamava riforme nella chiesa: si chiamava Martin Lutero. Presto sarebbe sorto Calvino, più radicale ancora, allora i Pontefici capirono che dovevano incarnare essi stessi quell'esigenza di riforme che i ribelli consideravano loro monopolio, e che speravano fare del Concilio una cosa loro. Molti tentativi per indire un Concilio ecumenico fallirono. Ma il papa Paolo III, il coraggioso papa Farnese, non si scoraggiò; negoziò con le potenze laiche affinchè tutte fossero d'accordo sul principio della convocazione di un Concilio. Convocato regolarmente, il Concilio si riunì nel 1545: doveva durare, nientemeno, diciotto anni! Il Concilio di Trento doveva essere il più importante nella storia della chiesa. Non per il numero dei "padri" che vi parteciparono (non furono mai più di 250), ma per il numero dei quesiti che vi furono studiati e per la serietà con la quale lo furono.

  Una barba strappata

Nella stampa antica, i soldati testimoniano l'ingerenza del potere imperiale nell'altissima assise della Chiesa di Roma
 Questo Concilio di Trento ebbe una piccola storia, dagli episodi a volte gustosi. La città di Trento era così piccola e così sprovvista di locali, che l'arrivo dei padri e dei loro seguiti, senza parlare dei curiosi, degl'informatori di ogni specie, vi provocò un ammassamento inimmaginabile. I migliori teologi del tempo furono obbligati a vivere, per mesi e mesi, in quattro o cinque per camera, scrivendo i loro rapporti-i famosi schemi", miniere d'oro del pensiero religioso giunti fino a noi-sulle ginocchia o sul bordo del letto. La piccola storia è piena di aneddoti sul comportamento di questo o di quel padre della Chiesa, sulle rivalità che si manifestarono fra i diversi gruppi, o le diverse nazionalità. Così sono citate con ammirazione, le dichiarazioni che fece il cardinale di Lorena: " ti accuseremo, fratelli vescovi, se non noi stessi?... Per causa nostra è venuta la tempesta! Che ci gettino in mare come Giona!". Si rallegrarono della risposta che dette ad un vescovo spagnolo uno dei suoi confratelli di Francia. Il primo aveva esclamato:"questo gallo di Gallia canta bene!"; e il francese rispose:"si, e quando il gallo canta, San Pietro piange il suo peccato!". Si ricorda che un vescovo napoletano che, trattato da "perverso ed ignorante" da un prelato orientale, gli si gettò addosso con tale foga che la barba del suo avversario gli restò in mano...Nonostante questi piccoli intoppi, il Concilio raggiunse il risultato auspicato dai papi; la riorganizzazione della chiesa. Poichè i papi seguirono da vicino il lavoro di Trento, non esitando a mandare d'urgenza squadre di teologi di rinforzo, appena una questione delicata era in discussione. Cosa che faceva esclamare alla brava gente: "ecco lo Spirito Santo che arriva nelle valigie del papa!". Nonostante tutto, fu un gran bel giorno quando il 4 dicembre del 1563, nella cattedrale di Trento, illuminata, il Concilio tenne la sua ultima seduta. Nuovamente gli anni passarono, numerosi anni: trecento per l'esattezza. I papi che seguirono forse temettero che l'assemblea Conciliare si ergesse contro i loro poteri, o che i vescovi se ne servissero per resister loro, o anche che le potenze laiche con le quali aveveno così spesso litigato, prendessero l'occasione per discuterne l'intervento? Verso la metà del diciannovesimo secolo nacque in molte menti l'idea che sarebbe stato utile riunire di nuovo un Concilio ecumenico. La rivoluzione francese aveva abbattuto l'antico Regime e proposto agli uomini idee nuove. L'irreligione che, dal Rinascimento era penetrata in molte menti, non cessava di progredire; quella ribellione dell'intelligenze, a poco a poco, ergeva l'uomo contro Dio. Sistemi rivoluzionari, come quello di Carl Marx, fondato sul materialismo più radicale, sembravano capaci di sedurre le masse. Bisognava definire l'esatta posizione della chiesa difronte a quel mondo che sembrava essere sempre più ostile. Fu grande merito di Pio IX capire che era giunto il momento di mettersi al lavoro. 
             










 


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