domenica 28 febbraio 2016

BOLOGNA 1 NOVEMBRE 1926 ATTENTATO AL DUCE

IL RACCONTO DI UN TESTIMONE OCULARE
L'ATTENTATORE DEL DUCE ERA UNA CAMICIA NERA 

ITALO BALBO ERA A POCHI PASSI DA MUSSOLINI QUANDO AVVENNE L'ATTENTATO. SI PRODIGÒ PER CALMARE LA FOLLA.
Sembrava una giornata tranquilla-dice una signora presente alla scena.- Aveva i capelli rossi, indossava un abito marrone. Mussolini gridò ''non mi hanno preso.''

Benito Mussolini presidente del consiglio dei ministri del Regno d'Italia e Duce del Fascismo. Benito Amilcare Andrea Mussolini, nasce a Dovia di Predappio, il 29 luglio del 1883, fondatore del fascismo.
Grandissima impressione ha destato non solo in Italia, ma in tutto il mondo, la notizia del nuovo attentato al quale l'onorevole Mussolini è ancora una volta  sfuggito per miracolo.
E' il secondo nel volgere di due mesi; il terzo in meno di un anno. Abbiamo trovato alcuni testimoni oculari del fatto che si trovavano quasi all'incrocio tra le vie Ruzzoli e corso Indipendenza, mescolata tra la numerosa folla in attesa di applaudire  i Capo del Governo.
Accanto a lei, a un tratto, venne a trovarsi un giovane di circa, sedici, diciotto anni, con i capelli biondo rame, dell'aspetto gracile, vestito in marrone con camicia nera e una fascia colorata sotto la giacca  slacciata.
Il giovane pareva  piuttosto agitato, teneva la mano destra infilata nella tasca; anzi, per due o tre volte urtò involontariamente col gomito la signora che, risentita lo pregò di scostarsi. Lui guardò la donna come se non si fosse accorto di nulla, rispose con tono che la strada era di tutti, e continuò a scrutare la via, in attesa del corteo presidenziale. Era in prima fila, dietro il cordone degli agenti e della truppa: pareva un giovane qualsiasi, forse un fascista lieto di acclamare il Capo del Governo. Il corteo di macchine finalmente si avvicinò in corso Indipendenza. La folla acclamante cominciò a premere contro i militari di guardia: nulla di eccezionale, dato l'avvenimento. Ma quando l'auto del Presidente del Consiglio giunse al punto in cui si trovava la signora, essa vide, con vero sbalordimento, che il giovane sconosciuto estraeva all'improvviso di tasca una pistola e impugnandola si lanciava contro l'auto senza proferire parola. S'udì un colpo. L'onorevole Mussolini portò la mano al collo, istintivamente; ma la ritrasse subito. Non era stato colpito... Mente la macchina si ferma, i gendarmi di scorta, i fascisti, una folla di anonimi cittadini si scagliava con furia selvaggia contro l'attentatore. Qualcuno estrasse un pugnale o un coltello; non si sa bene. Il ragazzo, colpito ben quattordici volte con arma da taglio cadde riverso al suolo in un mare di sangue. Ma la furia degli aggressori non era ancora soddisfatta a pieno. A decine infierirono su quel corpo ormai quasi privo di vita. Lo calpestarono, lo sfigurarono orribilmente. Alcuni carabinieri giunti sul posto non poterono far nulla per salvarle la vita.
BOLOGNA, BENITO MUSSOLINI, POCO PRIMA DELL'ATTENTATO
Mussolini nel frattempo, dall'automobile ferma faceva ampi gesti della mano verso la folla. Poi esclamò con una strana voce emozionata :'' Non mi hanno preso! Non mi hanno preso!'' 
Balbo, che si trovava sul luogo dell'attentato, cercava in vano di calmare la folla inferocita gridando a gran voce:'' i fascisti ammazzano i vivi;  ma non impiccano i morti:'' lo scempio del cadavere continuò, orrendo.
Si apprende all'ultima ora che la pallotola diretta contro Mussolini gli ha semplicemente lacerato la giubba e la fascia dell'Ordine mauriziano.  
ANTEO ZAMBONE A 5 ANNI


LO SPARATORE AVEVA 15 ANNI 

Lo sparatore è stato identificato per il quindicenne Anteo  Zamboni, di agiata famiglia bolognese, figlio dell'industriale tipografo bolognese Mamolo Zamboni.
L'identificazione è avvenuta così. Il padre, uomo molto severo con i figli, aveva permesso al ragazzo di assentarsi da casa  fino alle ore 17. L'assenza prolungata del giovane, abitualmente obbediente e puntuale, dopo alcune ore allarmò i genitori che si dettero a cercarlo con grande ansia. Riuscite vane le ricerche, il padre si decide a rivolgersi alle forze dell'ordine, quasi preso da un triste presentimento, si recò in Questura, dove giaceva ancora il cadavere orridamente sfigurato dello sconosciuto linciato dalle folla. In esso il padre riconobbe  suo figlio.








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