lunedì 1 febbraio 2016

COSIMO DE MEDICI QUARTA PARTE

Cosimo il Vecchio
Lorenzo il Magnifico
Una nobile famiglia popolana
i Medici di Firenze
 (le tasse come arma) 


Arma terribile nelle mani di Cosimo è l'imposta: per sfuggire al gravame della fiscalità medicea, molte famiglie
andavano a vivere fuori di città, in campagna. Le si colpiva condannandole al confino: relegazione rigorosa in un determinato luogo, dove era loro permesso di vivere nella casa di campagna, ma proibito uscirne. Per assicurarsi il versamento nelle cassa dello Stato delle somme da lui fissate, Cosimo immagina metodi  di costrizioni sempre più duri: due volte l'anno, i berrovieri percorrevano il contado, vuotava del loro contenuto le case segnalate, asportavano le derrate commestibili, saccheggiavano i raccolti.  E nulla di quanto avevano requisito  o distrutto veniva computato a scalo delle somme dovute al pubblico erario: era una semplice operazione di polizia come pena per il ritardo nel versamento. Ma ecco il rovescio della medaglia; ecco il lato buono.
A Cosimo dei Medici va la gloria di aver riscontrato nel pensiero platonico la più alta espressione dell'animo antico e d'aver saputo impregnarne quelli che lo circondavano; va data la gloria d'aver dato i natali al secondo e miglior Rinascimento, avvviandolo allo studio del mondo greco. Fino allora, il rinascimento  italiano si era rinchiuso nella  pratica della letteratura e delle antichità latine; sarà da Firenze che il culto delle letterature greche si diffonderà  per tutto il resto d'Italia. Cosimo il Vecchio, accoglierà i dotti che i Turchi hanno scacciato: il Greco Argiroculo, Demetrio Calcondilo, Giovanni Lascaris, il Cardinal Bessarione, il vecchio Genisto Platone. E, cosa veramente notevole, Cosimo dei Medici promotore di tutto questo grande movimento culturale, non era affatto un letterato. Pur così onnipotente, diveniva l'umile discepolo dei maestri che onorava, ma essi ritenevano lui maestro di vita. Il grande umanista Marsiglio Ficino, che fa brillare - e con quale splendore - la saggezza di Platone, tenta di conciliare il platonismo con la dottrina di Cristo, si proclama figlio intellettuale di Cosimo il Vecchio. E Cosimo volle che il platonismo del rinascimento avesse, anche lui, i suoi giardini d'Accademo, ove discutere i più alti problemi del pensiero umano all'ombra dei pini, dei cipressi e dei larici, tra giaggioli, rose e gigli, e fece aprire, a tale scopo, le sue più belle ville, i giardini fioriti e messi a capo della nuova accademia di Ficino stesso. " Ieri - scriveva Cosimo a Marsiglio Ficino - sono giunto alla mia villa di Carreggio, più col desiderio di migliorare me stesso che le mie terre. Venite a trovarmi, Marsiglio, appena potete, e non dimenticate di portare con voi il libro del vostro divino Platone sul bene supremo. Non c'è sforzo che io non faccia per scoprire la vera felicità. Venite e non dimenticate di portare la lira d'Orfeo"
 

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