martedì 15 dicembre 2015

LA CIVILTA' DEL RINASCIMENTO IN ITALIA LO STATO COME OPERA D'ARTE (SECONDA PARTE)#ELFORNESO



 I TIRANNI DEL XIV SECOLO

 Le maggiori e minori tirannidi del secolo XIV sono una prova evidente di come simili esempi non andarono perduti.
OLIO SU TAVOLA 40X50 AUTORE#ELFORNESO
I loro misfatti parlavano chiaramente, e la storia li ha circostanzialmente descritti; ma, come Stati destinati a sostenersi da sè e a contare sopra le proprie forze, organizzati in conformità a queste esigenze, presentano  una particolare importanza.
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Il calcolo freddo ed esatto di tutti i mezzi, di cui allora nessun principe fuori d'Italia aveva nemmeno un'idea, congiunto con una  potenza quasi assoluta  dentro i limiti dello Stato, fece qui uomini e forme politiche affatto speciali.
Il segreto principale del regnare stava, per i tiranni, nel lasciare possibilmente le imposte fissate al principio della sua signoria.


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Tali erano le imposte: un'imposta fondiaria basata sopra un casato; determinati dazi di consumi, e gabelle sulle importazioni ed esportazioni: si aggiungono poi le rendite dei dominii privati della casa regnante. La possibilità di un maggiore gettito era legata soltanto ad un incremento della pubblica proprietà e dal commercio. Di prestiti, quali si vedevano effettuarsi nelle città libere, qui non si parlava neppure: e più volentieri si ricorreva a qualche bene architettato colpo di mano; quando si poteva prevedere che non avrebbe avuto conseguenze, come, per esempio, la destinazione e la spogliazione all'uso affatto orientale, dei supremi magistrati delle finanze. Con queste rendite si cercava di provvedere a tutti i bisogni della piccola corte, alla guardia personale del principe, e ai mercenari assoldati, alle pubbliche costruzioni, nonchè ai buffoni ed agli uomini d'ingegno, che formavano il seguito del regnante. L'illeggittimità, circondata da continui pericoli, isola il tiranno: l'alleanza più onorevole che egli possa stringere, è quella con le intelligenze superiori, senza riguardo alcuno alla loro origine. La libertà dei principi del nord nel secolo XIII si era ristretta ai cavalieri, vale a dire alla nobiltà che serviva e cantava. Non così il tiranno italiano: assetato di gloria e vago di trionfi e di monumenti, egli pregia l'ingegno come tale e se ne giova. Col poeta e coll'erudito si sente sopra un terreno nuovo, e quindi in possesso di un nuovo linguaggio. Universalmente noto sotto questo rapporto è il tiranno di Verona, Can Grande della Scala, il quale negli illustri esuli accoglieva alla sua corte i rappresentanti di tutta Italia. Gli scrittori  se ne mostrarono riconoscenti: Petrarca le cui visite a corte di tale genere trovarono un biasimo così severo, ci dà il tipo ideale di un principe del XIVsecolo. La sua mecenate - il signore di Padova - egli prende molte e grandi cose, ma in modo tale da mostrare di ritenerlo capace di compierle. "Tu non devi essere il padrone, ma il padre dei tuoi sudditi e devi amarli come tuoi figli, anzi come membra del tuo stesso corpo. Armi, guardie e soldati poi tu adoperare contro i nemici; - con i tuoi concittadini deve bastare la sola benevolenza. Ben inteso, io dico i soli cittadini che amano l'ordine costituito; poichè chi ogni giorno và in cerca di mutamenti, è un ribelle, un nemico dello Stato, e contro simile genia una severa giustizia deve avere sempre  il suo corso".  Entrando poi nei particolari si scorge la funzione affatto moderna dell'onnipotenza dello stato: il principe deve avere cura di tutto, restaurare e mantenere le chiese e i pubblici edifici, sorvegliare la pulizia delle strade col desiderio, espresso di passaggio, che si proibisca il giacere dei porci per le strade di Padova, sia perchè la loro vista è in sè spiacevole, sia perchè se ne adombrano i cavalli; prosciugare le paludi, regolare la vendita dei vini e dei grani, ripartire equamente le imposte, soccorrere i poveri e gli infermi e accordare la sua protezione e la sua confidenza agli uomini illustri, perchè questi provvedano alla sua fama dopo la morte. Ma, per quanti possono essere stati i lati luminosi e i meriti personali di taluni fra questi principi, tuttavia già nel XIV secolo riconosceva o almeno presentiva la breve durata e l'effimera sussistenza della maggior parte dei tirannidi. Siccome l'istruzioni politiche di questo genere per loro natura sono destinate a mantenersi tanto più stabilmente, quanto maggiore è l'estensione del loro territorio, così era anche naturale che i principati più potenti fossero sempre proclivi ad inghiottire i più deboli.







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