giovedì 26 novembre 2015

SCOPRI IL FANTASTICO RINASCIMENTO ITALIANO#ELFORNESO


acrilico su tela 70x90 anno 2013
 autore#elforneso
titolo ipotesi d'arte


 IL 500 ITALIANO
Allo scoccare del Cinquecento, il Rinascimento ha imboccato una strada nuova, piu' difficile e insieme più fastosa del naturalismo quattrocentesco. Se infatti le scoperte scientifiche del secolo precedente - degli studi sulla prospettiva e quelli anatomici, botanici e geologici, per fare degli esperimenti - hanno gettato un nuovo sguardo sulla natura, con il nuovo secolo il naturalismo si afferma in tutta la sua potenza solo per estraneizzarsi. Dal pennello di questi artisti scaturisce un paesaggio che non è mai stato così realistico oppure tanto astratto, rarefatto. Ma i personaggi sono stati così vivi e credibili, come nella accuratezza fisionomica leonardesca, eppure mai sono stati meno umani, come nel "metafisico" bramantino. L'arte ha un grandissimo impulso, i suoi protagonisti studiano il passato e i contemporanei, si spostano e si influenzano senza fine in una rete di un'enorme fermento, dagli strabilianti risultati. Da Firenze partono l'architetto Bramante e Leonardo da Vinci, il genio rinascimentale per autonomasia, che danno la loro impronta alla fucina milanese, mentre a Roma approda il titanico Michelangelo e il serafico Raffaello. Intanto, a Venezia nasceva la pittura tonale di Giorgione e Tiziano, e tra l'Emilia e la Toscana sbocciava il raffinato magnerismo del Correggio, di Pontormo e del Rosso Fiorentino. Filosofia e mitologia, raffinatezze e cortigiane e nervosi personali, velleità imperialistiche papali e fermenti riformisti, la storia e le storie, tutto si mescola in un crogiolo di bollente in cui si recupera la classicità per superarla, si accoglie la lezione di maestri per spostarne sempre più in là i confini. 
Dal classicismo si prende il concetto basilare della bellezza come armonia, ma è una bellezza che in realtà rispecchia le tendenze conservatrici di una civiltà in cui la borghesia ha già avuto le sue affermazioni ed ora vuole consolidarle, di un papato che ha guadagnato una posizione di predominio politico e ora vuole autocelebrarsi o, come diremmo oggi, farsi pubblicità. Questo conservatorismo si riflette, in pittura e scultura, nell'equilibio compositivo del Classicismo, con le sue strutture a triangolo, le sue simmetrie, le gerarchie. Alla bellezza spirituale deve per forza corrispondere quella fisica, le figure diventano possenti, i volti nobili.
Al Classicismo si contrappone la "maniera moderna" che, derivata dai tre giganti del secolo - Leonardo, Raffaello e Michelangelo -, viene considerata superiore sia all'arte antica sia alla natura stessa. Considerato a lungo dalla critica sterile virtuosismo, ricerca della bizzarria fine a se stessa, il manierismo è stato ormai riabilitato grazie a risultati di indiscutibile valore, che hanno aperto la strada a tutta l'arte successiva, dal Barocco a quella contemporanea.
L'arte cinquecentesca non è più, infatti, contemplazione o restaurazione di un ordine impossibile, ma è ricerca, studio, sperimentazione, anticonformismo. Per Leonardo la natura è un mistero oscuro e sfaccettato; la sua arte, quindi, procede in parallelo con lo studio scientifico della natura stessa. Per Michelangelo è la tragica tensione dell'individuo solo di fronte a Dio; per molti manieristi, infine, è tormento esistenziale. E mentre in Europa si scatenano pestilenze devastanti, guerre senza frontiere e scismi religiosi, si creano nuovi equilibri, nuovi sistemi di pensiero, nuove sensibilità.
                                                              TRA BRAMANTE E LEONARDO
Donato di Pascuccio di Antonio -meglio noto come il Bramante - nasce in provincia di Pesaro nel 1444. Probabilmente si forma nella raffinatissima corte dei Montefeltro, a Urbino, dove frequenta la cerchia dei pittori prospettici di Piero della Francesca. Dopo un soggiorno a Mantova che gli permette di conoscere anche l'arte del Mantegna e l'illusionismo prospettico della Camera degli Sposi, nel 1477 lo troviamo a Bergamo, dove c'è la sua prima opera certa: le figure dei Filosofi sulla facciata del Palazzo del Podestà.
Forse sin dall'anno successivo approda a Milano, nella corte sforzesca di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este, un ambiente meno sofisticato di Urbino ma più aperto alla sperimentazione. A Milano affresca gli Uomini d'arme per la Casa Panigarola, con i personaggi dipinti dentro nicchie che simulano uno spazio inesistente; poi passa dalla prospettiva dipinta a quella architettonica con il progetto della chiesa di Santa Maria presso San Satiro. A partire dal 1482 può quindi dedicarsi a quello che sarà il primo grande esempio di edificio in cui confluiscono la prospettiva architettonica e quella illusoria del dipinto. L'impresa successiva, dopo la parentesi del duomo di Pavia, è il coro di Santa Maria delle Grazie, luogo molto caro alla devozione popolare milanese. Ludovico il Moro vuole alimentare la sua fama di mecenate e decide di farlo ampliando e modernizzando il santuario. La soluzione bramantesca è quella di far espandere lo sguardo del fedele dalle navate in penombra all'ampio coro centrale, creando collegamenti tra i vari volumi architettonici messi in risalto dalle cornici e dagli spigoli più scuri, e realizzando decorazioni a ruote raggiate.
 Sono di questo periodo vari progetti per edifici a pianta circolare, ma il compimento di questo ideale architettonico sarà un edificio molto piccolo, il tempietto di San Pietro di Montori, che l'archtetto costruirà a Roma all'inizio del Cinquecento su commissione del re di Spagna in memoria del luogo dove la tradizione vuole sia stato martirizzato il santo.
L'appassionata ricerca del Bramante sugli edifici a pianta centrale si rispecchia nell'opera dell'altra figura di spicco alla corte sforzesca, Leonardo da Vinci, che studia quasi ossessivamente il problema della staticità di tali edifici, riempiendo fogli e fogli con gli schemi di queste costruzioni circolari, ideali e perfette.
Figlio naturale di un notaio, Leonardo è nato a Vinci, vicino a Firenze, nel 1452. Nel 1469 entra a bottega da Andrea del Verrocchio e presto collabora con lui in diverse opere, tra cui il Battesimo di Cristo. A questo primo periodo appartengono alcune opere interessanti, come la Madonna del garofano (1478-1480 ) dell'Alte Pinakoxhek di Monaco, l'Annunciazione e l'Adorazione dei Magi, entranbe conservate negli Uffizzi. La seconda viene lasciata incompiuta perchè il giovane artista si trasferisce a Milano. In questa città cruciale per gli eqiulibri politici del periodo, vicina com'è tanto alla Francia quanto alla Toscana e al Veneto, Leonardo arriva con una lettera di presentazione in cui si dice costruttore di ponti, di bombarde e carri armati, architetto, pittore e scultore. Inizia il primo periodo milanese (1482-1499), in cui il genio toscano può coltivare i suoi eclettici interessi. Per esempio, ripensa per Ludovico il Moro l'assetto urbanistco locale; non lo fa partendo dal concetto di "città ideale" (come la Sforzinda del Filarete), bensì studiando a fondo le caratteristiche concrete del territorio e le esigenze pratiche della sua popolazione. Progetta così un sistema viario fluviale quasi fantascientifico, con un reticolo di canali sotterranei che permettono il trasporto e il carico-scarico della merce, ma anche lo stoccaggio e la vendita dei prodotti; il livello superiore è riservato agli strati più alti della popolazione, con i palazzi aristocratici e i loro giardini pensili.
Gli interessi di questa personalità ingegnosa e creativa che è diventata un pò l'emblema del Rinascimento scientifico sono infatti i più vari: dalla circolazione del sangue al volo degli uccelli, dalle macchine da guerra alle borsette per signora, dagli apparati teatrali alla pittura di delicatissime Madonne. Se infatti il disegno è parte integrante dei suoi studi scientifici, tanto che ogni scoperta, ogni intuizione di una legge fisica è accompagnata dal suo schizzo esplicativo, è vero anche che gli studi scientifici si riflettono sulla sua pittura, rendendola unica nel panorma contemporaneo. E' lui stesso che ci spiega la sua ottica: -Necessità costringe la mente del pittore a trasmutarsi nella mente della natura e a farsi interprete intra la natura e l'arte-.
Nella Vergine delle rocce (1483), per esempio, naturale e sovrannaturale si fondono e si caricano a vicenda di significati, mentre un ambiente completamente architettonico è quello dell'Ultima cena, dipinto su una parete del refettorio di Santa Maria delle Grazie tra il 1495 e il 1498.
Una soluzione innovativa è poi quella che Leonardo adotta nella Sala delle Asse del Castello Sforzesco, con l'intreccio di rami che ricrea un esterno in interni, la natura attraverso l'artificio. Soluzioni audaci che l'artista toscano può proporre a Milano perchè qui è diventato una stella indiscussa: progetta complessi marchingegni meccanici e insieme intrattiene la corte con arguti giochi di società; organizza anche i festeggiamenti per i matrimoni illustri di questa élite, come quello di Bianca Maria Sforza con l'imperatore Massimiliano 1 d'Asburgo.  

tela su tela 30x60 anno2014 autore #elforneso
titolo stracci d'arte

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